Benvenuti e bentornati ragazzi!

La scuola riapre oggi più che mai pronta ad accogliervi, a sperare di ricominciare a vivere insieme.

La pandemia ha cristallizzato la nostra vita, stiamo vivendo una sorta di riduzione del nostro agire quotidiano, siamo più timorosi a intraprendere viaggi ed esperienze che escano fuori dalla sicurezza della nostra casa.

Dobbiamo riprendere a vivere la vita pienamente e la scuola è una delle esperienze di vita che ricorderete con grande piacere. Perché la scuola non è semplicemente l’ora di lezione ma vivere sentimenti, emozioni, conflitti, insomma la scuola è la vita.

La nostra scuola non è un contenitore di discipline ma vuole, attraverso temi e modelli interpretativi, formare l’uomo e la donna di domani. La nostra scuola vi offrirà gli strumenti per fronteggiare un mondo sempre più complesso e incerto, dove sono a rischio i principali diritti umani, dove l’odio sta prendendo il posto della compassione.

Vogliamo stimolare la vostra curiosità e vogliamo costruire insieme a voi l’identità della donna e dell’uomo di domani. Vi porteremo a riflettere sui grandi temi della nostra attualità. Il mondo ha bisogno di uomini e di donne animati da antiche e nuove passioni, bisogna mobilitare le nostre risorse cognitive, sociali ed emotive per agire. Come ripeto sempre, la conoscenza è la nostra migliore arma contro la più grande minaccia dei nostri tempi: l’ignoranza.

L’ignoranza assoggetta e fa diventare nello stesso tempo vittime di comportamenti irrazionali che minano la convivenza civile. L’ignoranza alimenta l’odio, chiude le menti e il cuore.

La nostra scuola crede e promuove un mondo libero, pacifico, plurale e contiamo su di voi per realizzare la bellezza del mondo ognuno con le proprie passioni e la propria identità.

Vi lascio con un brano tratto da le “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar che ricostruisce la vita e con essa le tensioni dell’Imperatore romano, spero possano essere per voi un ideale da seguire.

TRAHIT SUA QUEMQUE VOLUPTAS

“(…) ciascuno il suo fine. Il mio era racchiuso in questa parola: il bello, di così ardua definizione (…) Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. Volevo che le città fossero splendide, piene di luce, irrigate d’acque limpide, popolate da esseri umani il cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria o della schiavitù, né dal turgore di una ricchezza volgare (…)
Volevo che l’immensa maestà della pace romana si estendesse a tutti, insensibile e presente come la musica del firmamento nel suo moto; che il viaggiatore più umile potesse errare da un paese, da un continente all’altro, senza formalità vessatorie, senza pericoli, sicuro di trovare ovunque un minimo di legalità e di cultura (…)”

La vostra Dirigente